ti scrivo…
ho letto la tua introduzione a “Il Cervello Anarchico”di Enzo Soresi (UTET edizioni).
Di certo è sempre interessante sentire cosa hai da dire, anche quando non sono d’accordo. E di questo ti ringrazio, perché è proprio quando non sono d’accordo che ho l’occasione di mettere alla prova e rifinire le mie idee.
In questo caso non sono per niente d’accordo con quanto scrivi. Concentri la tua riflessione sulla dicotomia mente-corpo di cui il pensiero occidentale è così permeato, ma lo fai lasciandoti sedurre da un certo riduzionismo oggi imperante, e che anche le neuroscienze così di moda alimentano. aggiri la dicotomia praticamente eliminando la mente, affermando che noi siamo solo corpo, affermazione tanto facile da fare quanto impossibile da sostenere. Non si può così. Sarebbe come affermare che la musica in realtà non esiste, che quello che conta è solo l’impianto stereofonico che produce onde elettromagnetiche. No caro Umberto, la musica esiste e ha un potente effetto generatore sull’organismo che la ascolta (che come giustamente affermi non è una cosa). Ma un organismo è uno, in cui la mente, che nasce sì dal lavorio interconnesso del biologico sottostante senza il quale non esisterebbe, esiste e ha un ruolo attivo nella produzione della vita “tra”(l’organismo e il mondo).
Un organismo costantemente attivo e che genera i suoi significati sempre a partire da se stesso. Certamente esiste in relazione, e che l’amore gli è necessario ma permettimi su questo di dissentire profondamente dal tuo pensiero. Tu affermi testualmente: “noi sappiamo da Freud che si vive fintanto che qualcuno ci ama.. i vecchi muoiono perché non li si accarezza più..). sostieni che Io esisto solo se amato, ovvero io sono definito dall’ambiente: la madre sufficientemente buona di winnicottiana memoria in fondo, che mi pare il pilastro di ogni tuo scritto. No caro Galimberti. Tu dici che si dovrebbe fare a meno della psichiatria, della psicologia, della psicoanalisi, io invece credo sia ora di smetterla con quella psicologia, e di iniziare a pensare ad un soggetto attivo, che si definisce a partire da sé, e che per poter dire “ti amo”possa (e debba) prima dire “io” (e non è ovviamente solo una questione amorosa ma di rapporto col mondo).
In altre parole: tu dici “io esisto in quanto amato”, io dico “io sono” e poi – e solo poi – posso dire “amo te”. Questa psicologia e psicoanalisi ci è quantomai necessaria, soprattutto in tempi come questi, in cui la delega sembra essere il nord di ogni scelta.
Quanto al resto del libro, che dire.. Interessante, senza dubbio. Soresi è persona colta e scrive benissimo. Ma resta tuttavia l’impressione che gran parte delle neuroscienze scivolino in un pensiero riduzionista, siano autoreferenziali e generalmente sopravvalutate. metto lì una previsione: il suffisso neuro.- così presente nelle librerie e negli articoli delle riviste, tra qualche anno tornerà là da dove è venuto e dove è il suo posto, ovvero nei libri e nelle riviste specializzate, dedicato esclusivamente ad un pubblico di addetti ai lavori.
Ma accetto, naturalmente, smentite da chiunque non è d’accordo.