Archivi del mese: ottobre 2012

Sapere aude!

Mi sono imbattuto quasi per caso in questo libro di Umberto Curi. Mi aveva incuriosito il titolo: “pensare con la propria testa”, bello, uno dei temi che mi appassionano di più in questo periodo.

Poi ho scoperto che il libro, il cui testo a cura di Silvia Capodivacca è forse eccessivamente forbito, contiene due CD in cui sono registrate le sue lezioni di introduzione alla filosofia e, soprattutto, al filosofare.

L’inizio è stato folgorante: Sapere aude! Abbi il coraggio di affidarti alla tua intelligenza! Che parole fantastiche.

Chi le ha pronunciate? Sorpresa: Immanuel Kant. Ma non il Kant che conoscevo io, quello (barboso, lo insegnao così nei licei…) delle tre critiche ma quello che scrive uno splendido articolo “Cos’è l’illuminismo” su una rivista berlinese di filosofia di fine ‘700. Bellissimo. Da leggere e ri-leggere, magari giocandoci un po’ sopra e sostituendo alla parola “illuminismo” la parola “adultità”.

Qui sotto riporto il primo paragrafo, che è splendido. Per leggerlo tutto (è breve, non ci si mette molto), andate qui: http://www2.units.it/storia/Docenti/Abbattista/Moderna_03/Kant_Was%20ist%20aufklaerung.htm

L’intelletto quale guida
L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso. Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza esser guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza – è dunque il motto dell’illuminismo. La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo affrancati dall’eterodirezione (naturaliter maiorennes), tuttavia rimangono volentieri minorenni per l’intera vita e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. E’ tanto comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che decide per me sulla dieta che mi conviene, ecc., io non ho più bisogno di darmi pensiero per me. Purché io sia in grado di pagare, non ho bisogno dì pensare: altri si assumeranno per me questa noiosa occupazione. A far si che la stragrande maggioranza degli uomini (e con essi tutto il bel sesso) ritenga il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché difficile, anche molto pericoloso, provvedono già quei tutori che si sono assunti con tanta benevolenza l’alta sorveglianza sopra costoro. Dopo averli in un primo tempo instupiditi come fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste pacifiche creature osassero muovere un passo fuori dei girello da bambini in cui le hanno imprigionate, in un secondo tempo mostrano ad esse il pericolo che le minaccia qualora tentassero di camminare da sole. Ora questo pericolo non è poi così grande come loro si fa credere, poiché a prezzo di qualche caduta essi alla fine imparerebbero a camminare: ma un esempio di questo genere rende comunque paurosi e di solito distoglie la gente da ogni ulteriore tentativo. È dunque difficile per ogni singolo uomo districarsi dalla minorità che per lui è diventata pressoché una seconda natura. E’ giunto perfino ad amarla, e attualmente è davvero incapace di servirsi del suo proprio intelletto, non essendogli mai stato consentito di metterlo alla prova. Regole e formule, questi strumenti meccanici di un uso razionale o piuttosto di un abuso delle sue disposizioni naturali, sono ceppi di una eterna minorità. Anche chi da essi riuscisse a sciogliersi, non farebbe che un salto malsicuro sia pure sopra i più angusti fossati, poichè non sarebbe allenato a siffatti liberi movimenti. Quindi solo pochi sono riusciti, con l’educazione del proprio spirito, a districarsi dalla minorità e tuttavia a camminare con passo sicuro.

 

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Siete un po’ giu?

Vi è morto il gatto e siete un po’ giù? Fate attenzione a non dirlo ad uno psi.- (.-chiatra; .-cologo; .-coterapeuta) che ha giurato fedeltà al DSM. Per chi non lo sapesse è la guida diagnostica di riferimento degli psichiatri americani, adottata (come tante altre cose…) praticamente da tutto il mondo occidentale. Periodicamente ne vengono fatte delle revisioni, perché il concetto di malattia, e quindi di diagnosi, cambia nel tempo e tutto sommato è lo specchio del suo tempo. Basti pensare, ad esempio, che in una edizione di alcuni decenni fa l’omosessualità vi era contenuta come categoria patologica, cosa che oggi (quasi) nessuno degli addetti ai lavori, grazie al cielo, si sognerebbe più di considerarla tale.

Nella edizione che uscirà il prossimo anno però ci saranno importanti modifiche, che vanno nella direzione di ampliare abbondantemente il numero di etichette diagnostiche, abbassando drasticamente la soglia della sofferenza, che sempre meno viene intesa come parte normale del vivere ma patologia da curare.

Secondo va letto ancora una volta come un segno dei tempi: è l’espressione di una società adolescente e che non si sa pensare oltre il momento presente, che insegue la chimera della felicità e che teme la sofferenza, esiliandola dai suoi confini. Tuttavia fa un certo effetto sapere, come nell’articolo che vi raccomando di leggere qui sotto, che circa il 70% degli psichiatri che lavorano al DSM ha legami con l’industria farmaceutica (più patologie più farmaci..).

Leviamoci a voce “contro”, ricordandoci ogni giorno che la sofferenza fa parte del vivere, e che vivere significa gioire quando c’è da gioire e soffrire quando c’è da soffrire.

Consiglio a tutti il bell’articolo recente sull’argomento. Lo trovate qui: http://lettura.corriere.it/ma-non-siamo-tutti-matti/

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