Parafrasando il titolo di un libro che ho letto di recente potrei dire “si fa presto a dire Complessità…”. E’ diventata una parola di moda, tutti la usano e (quasi) tutti si dicono “complessi” o, con un neologismo che secondo me è di per sè è quasi un paradosso, “Complessologi”.
E’ vero che la nuova epistemologia della complessità sta aprendo prospettive affascinanti e del tutto nuove, con cui ogni scienza dovrà fare i conti, e il conto da pagare sarà alto per tutti. Tuttavia sono molti quelli che vorrebbero evitare di “passare alla cassa”, sforzandosi di inquadrare nella cornice delle loro conoscenze e teorie di riferimento i riferimenti della nuova epistemologia. Così ad esempio assistiamo a volte a tentativi poco credibili in cui si cerca di convincere il lettore che tale o talaltro autore del passato erano già “complessi”.
No. Non si può. Aprirsi ad una nuova epistemologia significa aprirsi al nuovo, al non ancora pensato, lasciando indietro inutili bagagli, anche se rassicurano. E su questo punto sarà sempre di più necessario fare chiarezza.
Benvengano quindi Festival come quello che si terrà a Tarquinia dal 24 al 26 giugno prossimi. Ci saranno molti autori, alcuni che mi piacciono, altri meno (fanno parte di quella categoria di cui sopra). Fossi da quelle parti però un salto lo farei, soprattutto per sentire cosa racconta Gianluca Bocchi, autore che ho già avuto modo di ascoltare e apprezzare (in Italia è uno che sul tema ci ha lavorato molto). Soprattutto però cercherò di ottenere la registrazione dell’intervento di Sergio Boria. Non lo conosco, ma tratta un tema che mi interessa moltissimo: “Il ricordo inventato che noi siamo. Storie in bilico tra senso di identità e memoria“. Noi “siamo” la nostra storia, ci fondiamo sopra la nostra identità. ma su cosa poggia la memoria? Possiamo davvero dire che è nostra? la domanda è intrigante, entrarci dentro ancor di più.
trovate il programma dell’evento cliccando qui: http://www.dedalo97festivaldellacomplessita.it/