Ricordare cosa?

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Qualche anno fa sono andato ad Auschwitz, esperienza che almeno una volta nella vita si deve fare (due no..).

Mi aveva colpito moltissimo osservare alcuni, all’interno del campo parlare di telefonini, oppure una madre – giuro è vero, ho testimoni.. – dire al figlio piccolo “mangia il panino, pensa a quei poveri bambini che venivano qui e non avevano da mangiare..”.

Avevo attribuito queste follie ad una sorta di anestesia, del tipo “troppo dolore, non lo reggo e così scappo e mi estraneo da dove sono..”.

Sbagliavo, e di parecchio.

Oggi sono d’accordo con lo sguardo che ci offre “Austerlitz”, il tremendo docu-film di Loznitsa. Non c’è niente da anestetizzare, e anche la visita ad un campo di concentramento è un’attrazione, al pari di tante altre: il tempo di un selfie e via a scivolare su altro. Non c’è niente da ricordare, perchè non c’è memoria, non ne siamo più capaci.

Lo so, non dico nulla di nuovo, già Guy Debord, in altri tempi ci aveva messo in guardia. Non lo abbiamo ascoltato (come per tanti altri), ed eccoci qua, in posa davanti ai pali della fucilazione per una foto ricordo. Questa civiltà è ormai arrivata al capolinea? Cos’è rimasto di umano?

Un bell’articolo e un pezzetto del film si possono vedere qui: Austerliz

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