Aspettando il Convegno (vedi il post precedente) la ricerca continua, e dopo “una vita come tante” (vedi qualche post fa) segnalo un’altra lettura che qualcosa in più lo dà.
Emmanuel Carrère è un’anima curiosa, inquieta, in costante ricerca. Sa (de)scrivere come pochi, e in questo libro il suo racconta di alcune vite; la storia di Patrice e Juliette è splendida. Gli ha permesso belle riflessioni sulla sua, e ha regalato a noi qualche spunto in più per la nostra.
di seguito due passaggi, per me particolarmente importanti:
… Se Patrice è arrivato a raccontarmi quest’ultimo litigio, più commosso che rammaricato, è perchè gli avevo chiesto se si immaginava una futura vita amorosa. La domanda, pur senza scandalizzarlo, l’aveva indotto a pensare. Forse Juliette aveva ragione, forse si sarebbe rifatto una vita con un’altermondista rilassata e simpatica, perchè no? Era quel che meritava. Ma una delle cose che aveva amato di Juliette è che non era la donna con cui in teoria avrebbe dovuto stare. Lei l’aveva scosso, stanato dal suo solco. Lei era la diversità, l’inaspettato, il miracolo, quello che in una vita capita una volta sola, e solo se si ha molta fortuna. E’ per questo che non mi lamento, conclude Patrice: io quella fortuna l’ho avuta.
Dopo alcune pagine eccolo riflettere su di sè..
Helene indossa pantaloni yoga e un maglioncino leggero, molto scollato, i pantaloni le segnano le natiche e il maglioncino la punta dei seni. La trovo bella, sexy, tenera; la pace del nostro amore e l’intensità di questa pace mi meravigliano. Accanto a lei so dove sono. L’idea che potrei perderla mi risulta insopportabile, ma per la prima volta in vita mia penso che a portarmela via, o a portare via me, potrebbe essere solo un incidente, la malattia, qualcosa che ci piombi addosso dall’esterno e non l’insoddisfazione, la stanchezza, la voglia di novità. Dirlo è imprudente, ma davvero, mi sembra impossibile. Certo, immagino che se ci è dato durare ci saranno delle crisi, dei momenti di stanca, delle burrasche, che il desiderio si consumerà e si volgerà altrove, ma credo che resisteremo, e che uno di noi chiuderà gli occhi all’altro. Niente, in ogni caso, mi appare più desiderabile.
Passaggi che trovo bellissimi. E’ proprio vero che, per amare, si deve entrare in una dimensione senza tempo. Magari domani ci lasciamo (e chi mai lo sa cosa succederà domani), ma oggi è per sempre. In altre parole è il passaggio ben noto e indicato da qualsiasi saggezza: se non si può giocare con la morte, vivere è impossibile.