Rompo il silenzio degli ultimi mesi e riprendo a scrivere. Lo faccio oggi, giorno speciale, che chiede di non dimenticare, di ricordarsi.
Io scelgo di ricordare Jan Liwacz.
Era un semplice fabbro, anche lui deportato ad Auschwitz, cui imposero di fabbricare la scritta sopra al cancello di entrata. Lui lo fece, ma mise tutta la sua ribellione all’orrore nella “B”, che saldò all’incontrario. I nazisti non se ne accorsero e la appesero così com’era. Quella “B” è ancora lì, e ci invita a ricordare, e a ribellarsi.
Ribellione è una bella parola, ritornerà nei post che andrò a scrivere. Ma oggi mi ricordo di Jan.