Leggo ieri sl Corriere un articolo che invito tutti a leggere perchè a parer mio è un perfetto esempio di cattiva neuroscienza. Il riduzionismo, verrebbe da dire, è proprio duro a morire. Se da un lato assistiamo per fortuna a un decrescere di articoli che annunciano di avere trovato il gene di questo o quel comportamento (dalla tossicodipendenza alla gelosia, tanto per fare un esempio) purtroppo dall’altro è in corso un aumento di notizie che sbandierano ai quattro venti che siamo così o cosà a causa di questa o quella zona del cervello, con tanto di foto che sono così di moda. E’ proprio vero che oggi qualsiasi banalità, se corredata da illustrazioni di Brain Imaging diventa subito una roba scientifica interessante.
Sono d’accordissimo con Alva Noe quando afferma che le neuroscienze oggi sono in una fase adolescenziale, e come tutti gli adolescenti sono innamorati della tecnica senza nessuna idea della storia di ciò che stanno osservando.
Noi non siamo il nostro cervello, la mente non è riducibile a quello, checchè ne dicano alcuni (cattivi) neuroscienziati. Il riduzionismo, quando si studiano cose come questa, è fallace e noi, inevitabilmente, siamo di più e altrove, non nelle connessioni neurali. D’altronde l’idea portante dell’articolo è palesemente ingenua, e facilmente falsificabile per chiunque abbia un minimo di nozioni di logica, o meglio, di buonsesno…
Buona lettura, l’articolo lo trovate qui: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/12_maggio_12/-ecco-perche-parliamo-di-noi-formula-twitter-facebook-covacich_3114bcd0-9c08-11e1-a2f4-f4353ea0ae1a.shtml