Psicoanalisi oggi

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dove va la psicoanalisi oggi? Alcuni ne profetizzavano la morte (e oggi non stanno tanto bene..), invece è viva e vitale, capace di rinnovarsi e imparare dai propri errori e di aprirsi al nuovo.

Antonino Ferro è tra quelli che volano più in alto. Mi piace. Lucido, sferzante, mai arroccato dietro a facili dogmi, impedisce a chiunque di riposare sugli allori.

Per farsene un’idea consiglio di leggere d’un fiato la breve intervista che ha rilasciato poco tempo fa, la trovate qui:

http://www.repubblica.it/speciali/repubblica-delle-idee/edizione2012/2012/12/18/news/la_svolta_degli_psicoanalisti_italiani_la_psicanalisi_non_pu_fermarsi_a_freud-49019522/?ref=search

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mappe mentali

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da qualche tempo mi sto interessando alle mappe mentali. Le trovo uno strumento molto utile per rappresentare il funzionamento della mente e per provare a rappresentarsi la realtà, se stessi e l’altro in un modo differente da come gli uomini sono abituati, ovvero raccontando una storia. Quest’ultimo modo infatti è utile, senza dubbio ci ha portato innumerevoli benefici ma presenta dei limiti: una storia infatti è una concatenazione di cause ed effetti, risponde sempre alla domanda “perchè”, ovvero è sostenuta dall’idea che quella tal cosa è successa perchè preceduta dalla talaltra ecc.. Portando più in là il pensiero allora è facile pensare a me stesso come una storia, ed è facile arrivare a pensare che sono così perchè (ad esempio) ho avuto una mamma così eccetera.

Non sono d’accordo, ovviamente, e mi piace richiamare qui una affermazione di quel grandissimo pensatore che è stato James Hillman: “da madri di ogni tipo sono usciti figli di ogni tipo”. Sono completamente d’accordo. E penso anche che ci si possa pensare in modo differente, lasciando cadere tutti i perchè. Dirò di più: per me pensare “complesso” significa non chiedersi più “perchè”. il cambio di prospettiva è radicale e apre ad un mondo differente, provare per credere. Approfondirò il pensiero anche più avanti, e ovviamente per approfondire rimando al mio libro..

Le mappe mentali mi sembrano un buon aiuto in quella direzione e fino ad oggi mi paiono sottovalutate, utilizzate solo da chi si occupa di PNL, memorizzazione, miglioramento delle funzioni cognitive ecc.. di cui mi interessa poco o punto.

Se qualcuno ne sa qualcosa di più mi scriva e gliene sarò grato. Nel frattempo consiglio la visione di un’intervista a Tony Buzan, il creatore dello strumento. la trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=MlabrWv25qQ

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Anno nuovo libro nuovo…

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Ho parlato poco fa con l’editore. Mi ha detto che dal 23 gennaio il libro sarà disponibile in libreria e ordinabile online. Sono contento del lavoro e curioso di vedere quali reazioni potrà suscitare.Più o meno in quel periodo inizierò un breve Tour di presentazione, vi aggiornerò sul dove e quando. Come si usa dire: Stay Tuned…

 

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Sapere aude!

Mi sono imbattuto quasi per caso in questo libro di Umberto Curi. Mi aveva incuriosito il titolo: “pensare con la propria testa”, bello, uno dei temi che mi appassionano di più in questo periodo.

Poi ho scoperto che il libro, il cui testo a cura di Silvia Capodivacca è forse eccessivamente forbito, contiene due CD in cui sono registrate le sue lezioni di introduzione alla filosofia e, soprattutto, al filosofare.

L’inizio è stato folgorante: Sapere aude! Abbi il coraggio di affidarti alla tua intelligenza! Che parole fantastiche.

Chi le ha pronunciate? Sorpresa: Immanuel Kant. Ma non il Kant che conoscevo io, quello (barboso, lo insegnao così nei licei…) delle tre critiche ma quello che scrive uno splendido articolo “Cos’è l’illuminismo” su una rivista berlinese di filosofia di fine ‘700. Bellissimo. Da leggere e ri-leggere, magari giocandoci un po’ sopra e sostituendo alla parola “illuminismo” la parola “adultità”.

Qui sotto riporto il primo paragrafo, che è splendido. Per leggerlo tutto (è breve, non ci si mette molto), andate qui: http://www2.units.it/storia/Docenti/Abbattista/Moderna_03/Kant_Was%20ist%20aufklaerung.htm

L’intelletto quale guida
L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso. Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza esser guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza – è dunque il motto dell’illuminismo. La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo affrancati dall’eterodirezione (naturaliter maiorennes), tuttavia rimangono volentieri minorenni per l’intera vita e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. E’ tanto comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che decide per me sulla dieta che mi conviene, ecc., io non ho più bisogno di darmi pensiero per me. Purché io sia in grado di pagare, non ho bisogno dì pensare: altri si assumeranno per me questa noiosa occupazione. A far si che la stragrande maggioranza degli uomini (e con essi tutto il bel sesso) ritenga il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché difficile, anche molto pericoloso, provvedono già quei tutori che si sono assunti con tanta benevolenza l’alta sorveglianza sopra costoro. Dopo averli in un primo tempo instupiditi come fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste pacifiche creature osassero muovere un passo fuori dei girello da bambini in cui le hanno imprigionate, in un secondo tempo mostrano ad esse il pericolo che le minaccia qualora tentassero di camminare da sole. Ora questo pericolo non è poi così grande come loro si fa credere, poiché a prezzo di qualche caduta essi alla fine imparerebbero a camminare: ma un esempio di questo genere rende comunque paurosi e di solito distoglie la gente da ogni ulteriore tentativo. È dunque difficile per ogni singolo uomo districarsi dalla minorità che per lui è diventata pressoché una seconda natura. E’ giunto perfino ad amarla, e attualmente è davvero incapace di servirsi del suo proprio intelletto, non essendogli mai stato consentito di metterlo alla prova. Regole e formule, questi strumenti meccanici di un uso razionale o piuttosto di un abuso delle sue disposizioni naturali, sono ceppi di una eterna minorità. Anche chi da essi riuscisse a sciogliersi, non farebbe che un salto malsicuro sia pure sopra i più angusti fossati, poichè non sarebbe allenato a siffatti liberi movimenti. Quindi solo pochi sono riusciti, con l’educazione del proprio spirito, a districarsi dalla minorità e tuttavia a camminare con passo sicuro.

 

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Siete un po’ giu?

Vi è morto il gatto e siete un po’ giù? Fate attenzione a non dirlo ad uno psi.- (.-chiatra; .-cologo; .-coterapeuta) che ha giurato fedeltà al DSM. Per chi non lo sapesse è la guida diagnostica di riferimento degli psichiatri americani, adottata (come tante altre cose…) praticamente da tutto il mondo occidentale. Periodicamente ne vengono fatte delle revisioni, perché il concetto di malattia, e quindi di diagnosi, cambia nel tempo e tutto sommato è lo specchio del suo tempo. Basti pensare, ad esempio, che in una edizione di alcuni decenni fa l’omosessualità vi era contenuta come categoria patologica, cosa che oggi (quasi) nessuno degli addetti ai lavori, grazie al cielo, si sognerebbe più di considerarla tale.

Nella edizione che uscirà il prossimo anno però ci saranno importanti modifiche, che vanno nella direzione di ampliare abbondantemente il numero di etichette diagnostiche, abbassando drasticamente la soglia della sofferenza, che sempre meno viene intesa come parte normale del vivere ma patologia da curare.

Secondo va letto ancora una volta come un segno dei tempi: è l’espressione di una società adolescente e che non si sa pensare oltre il momento presente, che insegue la chimera della felicità e che teme la sofferenza, esiliandola dai suoi confini. Tuttavia fa un certo effetto sapere, come nell’articolo che vi raccomando di leggere qui sotto, che circa il 70% degli psichiatri che lavorano al DSM ha legami con l’industria farmaceutica (più patologie più farmaci..).

Leviamoci a voce “contro”, ricordandoci ogni giorno che la sofferenza fa parte del vivere, e che vivere significa gioire quando c’è da gioire e soffrire quando c’è da soffrire.

Consiglio a tutti il bell’articolo recente sull’argomento. Lo trovate qui: http://lettura.corriere.it/ma-non-siamo-tutti-matti/

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Think for yourself

l’ho trovata durante un recente viaggio in Serbia. Vero è che non si dovrebbe scrivere sui muri, ma questa mi è piaciuta, la sottoscrivo e la sostengo. La giro qui, sperando che qualcuno la raccolga e la rilanci.

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Basta con la Psicologia!

O almeno una certa psicologia. Chi mi ha letto fin qui sa bene quanto sia allergico ad un certo modo di intenderla (non faccio nomi faccio cognomi: quella di Psychologies tanto per capirci) e a quegli psicologi che per la brama di apparire vendono la dignità professionale per qualche posto nei salotti TV (non faccio nomi. vedi però il mio primo post).

Finalmente però qualche segno nella direzione contraria (e ostinata, direbbe De Andrè). Segnalo quindi il bell’articolo di Anna Meldolesi apparso su “la lettura” del corriere di domenica scorsa. Da leggere e tenere a mente.

Lo trovate cliccando qui: http://lettura.corriere.it/il-cacciatore-di-psico-bufale/

 

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Psicoanalisi oggi

Segnalo un bell’articolo sul ruolo della psicoanalisi nel mondo di oggi di Silvia Vegetti Finzi. Merita la lettura. lo trovate cliccando qui: http://lettura.corriere.it/giovani-in-cerca-di-un-altro-futuro/

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Vissero infelici perchè costava meno

Di recente mi sono imbattuto in questa citazione di Leo Longanesi, brillante intellettuale anticonformista del secolo scorso.

Non aggiungo altro, tanto è perfetta così.

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Complessità

Parafrasando il titolo di un libro che ho letto di recente potrei dire “si fa presto a dire Complessità…”. E’ diventata una parola di moda, tutti la usano e (quasi) tutti si dicono “complessi” o, con un neologismo che secondo me è di per sè è quasi un paradosso, “Complessologi”.

E’ vero che la nuova epistemologia della complessità sta aprendo prospettive affascinanti e del tutto nuove, con cui ogni scienza dovrà fare i conti, e il conto da pagare sarà alto per tutti. Tuttavia sono molti quelli che vorrebbero evitare di “passare alla cassa”, sforzandosi di inquadrare nella cornice delle loro conoscenze e teorie di riferimento i riferimenti della nuova epistemologia. Così ad esempio assistiamo a volte a tentativi poco credibili in cui si cerca di convincere il lettore che tale o talaltro autore del passato erano già “complessi”.

No. Non si può. Aprirsi ad una nuova epistemologia significa aprirsi al nuovo, al non ancora pensato, lasciando indietro inutili bagagli, anche se rassicurano. E su questo punto sarà sempre di più necessario fare chiarezza.

Benvengano quindi Festival come quello che si terrà a Tarquinia dal 24 al 26 giugno prossimi. Ci saranno molti autori, alcuni che mi piacciono, altri meno (fanno parte di quella categoria di cui sopra). Fossi da quelle parti però un salto lo farei, soprattutto per sentire cosa racconta Gianluca Bocchi, autore che ho già avuto modo di ascoltare e apprezzare (in Italia è uno che sul tema ci ha lavorato molto). Soprattutto però cercherò di ottenere la registrazione dell’intervento di Sergio Boria. Non lo conosco, ma tratta un tema che mi interessa moltissimo: “Il ricordo inventato che noi siamo. Storie in bilico tra senso di identità e memoria“. Noi “siamo” la nostra storia, ci fondiamo sopra la nostra identità. ma su cosa poggia la memoria? Possiamo davvero dire che è nostra? la domanda è intrigante, entrarci dentro ancor di più.

trovate il programma dell’evento cliccando qui: http://www.dedalo97festivaldellacomplessita.it/

 

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