in giro per il mondo si fanno cose davvero interessanti, peccato non avere ancora quel dispositivo che teletrasporta gli eroi di Star Trek di qua e di là a loro piacimento.

Lo avessi avuto a disposizione sarei sicuramente andato a San Francisco il mese di marzo scorso, ad assistere a questa conferenza. Cos’è l’essere umano? che cosa fa di lui essere Umano? Domandone affascinanti.

Per fortuna c’è Internet,che mi teletrasporta nello spazio e nel tempo,  così mi posso guardare le conferenze in streaming da questo sito: http://www.beinghuman2012.org/. si vola davvero alto.

Lo consiglio a tutti.

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Dialoghi sull’Uomo

Fa davvero piacere osservare di questi tempi  la grande offerta di festival e incontri sull’uomo e l’umanità, tutti ad un livello che mi pare molto alto. Questo fine settimana si svolgerà a Pistoia “Dialoghi sull’Uomo”, vedi il sito: http://www.dialoghisulluomo.it

Io non ci posso andare a causa di altri impegni presi, ma se potessi di sicuro andrei a sentire Laura Boella e Gherardo Colombo, il programma è qui: http://www.dialoghisulluomo.it/it/node/1926

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La buona neuroscienza…

Faccio il verso al Post precedente…

Chiunque svolge una professione di aiuto (medici, psicologi, ecc..) non può evitare di darsi una risposta ad almeno 3 domande: chi è il soggetto, perchè soffre e cosa lo cura. Per quel che riguarda la prima domanda aiuta guardare  cosa hanno da dire la filosofia e la scienza in merito al soggetto. Le neuroscienze, e più in generale le scienze cognitive, di questi tempi stanno esplorando territori nuovi e interessanti. Attualmente sto leggendo questo libro, e lo trovo un ottimo esempio di buona neuroscienza. In alcuni punti è un po’ troppo leggero, in altri criticabile, ma la direzione che indica è quella giusta, ed è una voce “contro” un riduzionismo mente-cervello che con troppa facilità è sempre stato dato per scontato. lo consiglio vivamente.

Buona lettura.

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La cattiva neuroscienza

Leggo ieri sl Corriere un articolo che invito tutti a leggere perchè a parer mio è un perfetto esempio di cattiva neuroscienza. Il riduzionismo, verrebbe da dire, è proprio duro a morire. Se da un lato assistiamo per fortuna a un decrescere di articoli che annunciano di avere trovato il gene di questo o quel comportamento (dalla tossicodipendenza alla gelosia, tanto per fare un esempio) purtroppo dall’altro è in corso un aumento di notizie che sbandierano ai quattro venti che siamo così o cosà a causa di questa o quella zona del cervello, con tanto di foto che sono così di moda. E’ proprio vero che oggi qualsiasi banalità, se corredata da illustrazioni di Brain Imaging diventa subito una roba scientifica interessante.

Sono d’accordissimo con Alva Noe quando afferma che le neuroscienze oggi sono in una fase adolescenziale, e come tutti gli adolescenti sono innamorati della tecnica senza nessuna idea della storia di ciò che stanno osservando.

Noi non siamo il nostro cervello, la mente non è riducibile a quello, checchè ne dicano alcuni (cattivi) neuroscienziati. Il riduzionismo, quando si studiano cose come questa, è fallace e noi, inevitabilmente, siamo di più e altrove, non nelle connessioni neurali. D’altronde l’idea portante dell’articolo è palesemente ingenua, e facilmente falsificabile per chiunque abbia un minimo di nozioni di logica, o meglio, di buonsesno…

Buona lettura, l’articolo lo trovate qui:  http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/12_maggio_12/-ecco-perche-parliamo-di-noi-formula-twitter-facebook-covacich_3114bcd0-9c08-11e1-a2f4-f4353ea0ae1a.shtml

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Metzinger a Torino

Anche se devono sempre restare radicate nel loro specifico, la psicologia e la psicoanalisi devono tenere sempre un occhio attento a cosa succede nelle scienze e nei saperi contigui. La filosofia, e in particolare la filosofia della mente, è un terreno in cui sperimentare fertili ibridazioni.

Thomas Metzinger è il più celebre filosofo della mente europeo. Ho letto il suo “Il tunnel dell’Io” edito da Cortina è e lo consiglio. Assume posizioni sulle prima controintuitive: non è facile sulle prime accettare una cosa del tipo “Non esiste una cosa simile a quello che comunemente chiamiamo sè. Al contrario di ciò che la maggior parte delle persone crede, nessuno è mai stato o ha mai avuto un sè“. Se però ci si ferma un attimo a pensare le sue argomentazioni aprono a prospettive nuove e moolto interessanti, su cui il più delle volte mi ritrovo a dirmi d’accordo.

dal 14 al 18 maggio sarà a Torino alla scuola di Alta formazione filosofica (www.sdaff.it) e il 17 terrà una lezione magistrale aperta al pubblico su spiritualità, libero arbitrio e onestà intellettuale. Io non ci posso andare, ma consiglio a chiunque sia da quelle parti di esserci.

Chi vuole farsi un’idea del suo pensiero e ha un’oretta a disposizione può guardare questo: 

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letture interessanti

Inauguro con questo articolo la segnalazione di libri e letture interessanti.

In questo periodo sto leggendo Castells, il sociologo che meglio di tutti ha capito Internet. Per andare un poco oltre le cose liquide, non faccio nomi, faccio cognomi: Bauman per esempio…, lo trovo interessante. La rete è la nuova metafora per descrivere la realtà, il vivente, e il soggetto. Castells le reti le ha capite bene.

Buona lettura.

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Dove va la Psicologia 2

Continuo la discussione iniziata con il primo post, richiamando l’interessante articolo di Umberto Galimberti, comparso su Repubblica datato 7 anni fa ma più attuale che mai.

lo trovate al link: http://www.feltrinellieditore.it/FattiLibriInterna?id_fatto=5203

 

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Dove va la psicologia?

Inizio a scrivere mettendo sul piatto un tema che mi appassiona e mi (ci) riguarda da vicino. Ma dove stiamo andando?… buona lettura.

Dove va la psicologia?

Entro da Feltrinelli a Udine, è un po’ che non ci vado, complice la pessima abitudine di acquistare libri su internet, modo facile e veloce ma che ti tiene lontano dalle librerie, dove puoi incontrare gente, vedere le novità, farti un’idea di come va il mondo.

Vado alla sezione “Psicologia”. È il mio mestiere, naturale che mi ci scappi l’occhio. Guardo, e resto allibito. Il primo titolo che vedo (in posizione strategica immagino, visto che c’è chi studia come vendere) è “Falli soffrire, gli uomini preferiscono le stronze”. Poi un altro: “Il principe azzurro è un bastardo”; poi un sacco di titoli sul come farla godere, come far bene l’amore, sul come farlo impazzire eccetera. Cerco di riprendermi, ma ciò che vedo mi colpisce ancora di più: mi ritrovo infatti osservato dal faccione rassicurante di Morelli che come i funghi nel bosco compare da ogni dove e mi guarda seducente , proponendomi ricette sul come vivere felici, raggiungere la felicità, amarsi e amare felicemente, crescere figli felici e rendere felice anche il mio gatto.

In secondo piano qualche libro della Cortina, fortunatamente ancora attestata su cose interessanti, e il libro rosso di Jung, che messo lì sembra diventato rosso per la vergogna di trovarsi  suo malgrado in simile compagnia.

Non li acquisterei mai, ma sono libri da rispettare, ci mancherebbe altro, nel mondo c’è spazio per tutti. Ma che c’entrano con la Psicologia? Per un momento mi viene la tentazione di andare dal direttore e chiederglielo, proponendogli di istituire la sezione “Psicocazzate” o meglio “Pseudopsicocazzate” e metterci lì tutta quella roba. Irritato e vergognandomi un po’ del fatto che sono uno psicologo, continuo il giro, e arrivato alla sezione “Scienze” la seconda sorpresa della giornata: tra alcuni tomi di matematica e di fisica quantistica trovo un testo di G. Civitarese, psicoanalista, sulla violenza delle emozioni e il Fonagy con il suo celebre “La mentalizzazione nella pratica clinica”. Cose importanti, di Psicologia clinica. Ma perché messe lì? Non sono “Psico.-”? sono ormai ritenute troppo difficili o barbose?

Mi si obbietterà: Feltrinelli non è mica la libreria dell’Istituto di Psicologia!  È vero, e ognuno fa quello che ritiene giusto, però è un segnale importante, di una tendenza. Di come la Psicologia è percepita e di come si propone al pubblico: come una scienza (si può ancora dire?) che sa come raggiungere la felicità, superando o evitando la sofferenza. È un mito che la cultura occidentale insegue da tempo, e che per acchiapparlo ha affidato le sue speranze prima alla religione e poi alla scienza, fino ad un paio di decenni fa incarnata nella medicina. Recentemente, caduta la speranza prima nel prete e poi nel medico, il testimone è stato raccolto dallo psicologo.

È vero, ci ha dato notorietà e questo è un bene. Ma la Psicologia, almeno una certa Psicologia, come ha affrontato la sfida? Si è accomodata nei salotti mediatici e si è accodata ad una cultura dominante che punta al raggiungimento individualistico della felicità immediata, e proponendo ricette che il più delle volte non vanno oltre la sconcertante superficialità del “volersi bene… prendersi il proprio tempo…accettarsi… amare…”.  Sono frasi di plastica, fatte apposta per riempire le conversazioni Trendy tra amiche dal parrucchiere, mentre si sfoglia  Psychologies: “Mi sento un po’ depressa… ma mia cara, forse perché non ti ami abbastanza… hai ragione, lo dice anche il mio psicologo…devo imparare ad accettarmi per come sono…  magari potresti fare un corso sull’affermazione di te stessa, c’è un pacchetto promozionale in una Beauty- Farm che conosco, così carina… ah, come sei empatica… mi sento già meglio”.

Ma è questa la Psicologia? Di certo non la mia.

Il mio parere è che si sia presa una deriva pericolosa, e che il successo abbia dato alla testa a parecchia gente. Basta guardarsi in giro. Giornali, trasmissioni televisive e radiofoniche sono zeppe di psicoguru pronti a dare le ricette giuste per la felicità oppure a dire la loro psicociancia su qualsiasi cosa succeda. E con tristezza constato che nessuno gli fa notare che hanno appena detto – che Dio abbia in gloria Fantozzi e la corazzata Potemkin – “una cagata pazzesca!”. Siamo di moda al giorno d’oggi, e questo è seducente, ma attenzione: da questa parte non andremo molto lontano. Prima o poi, com’è già successo per il prete e per il medico, verremo messi da parte anche noi, perché il bluff sarà scoperto. Non c’è strada che porti alla felicità immediata, quindi anche noi falliremo, e avremo perso la grossa occasione di levarci a voce “contro”, contro una sterile cultura dominante fondata sul godimento momentaneo e superficiale, la cui progettualità non va oltre il momento presente.

Attenzione: già le prime avvisaglie si vedono: sempre più spesso lo Psico.- sta lasciando il passo al Neuro.- e già altre figure sono lì impazienti e bramano di raccogliere il testimone che ora è in mano nostra: pseudofilosofi, counselor di varie estrazioni, coach di variopinto genere. I primi segnali già si vedono: nella via dove ho lo studio a Udine ad esempio hanno aperto un centro dove, contro lo stress della vita moderna, riequilibrano l’Aura…  La tendenza verso il basso (nel senso del semplificare le cose e millantare di avere la giusta pozione da offrire, basta passare prima alla cassa…) mi pare il movimento di fondo.
Arriveremo ai Guru. Ma non quelli veri, che quelli non ti rispondono mica, ma quelli di plastica, molto new age.

Allora facciamo la rivoluzione! Per rivalutare la psicologia. Un movimento rivoluzionario che fa lobby sulle librerie perché tolgano quei libri, che scoraggino o mettano in ridicolo i vari psicoguru che continuano a sparare cazzate. Un movimento che restituisca alla Psicologia la dignità che aveva, che sta perdendo e che merita di riconquistare.

Mi si passi su questa linea anche una critica ad alcuni giornali “seri” del settore: pagine sull’essere empatici, pensare positivo,  prendersi il tempo per pensare, amare, leggere eccetera…  forse sarebbe meglio evitarli. Non perché non sia buona cosa prendersi il tempo, ma certo che è buono; perché, c’è qualcuno che la pensa diversamente? È necessario ricordarlo? Meglio evitarli perché non è lì e, soprattutto, non è così.

Ho finito, ho detto ciò che pensavo. Forse un po’ arrabbiato e con toni esagerati, ma il tema tocca da vicino ed è appassionante, ci tocca tutti da vicino. Grazie a chi mi ha seguito fin qui.

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