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Incontri

Volantino SIPRe libro Michele 2

Bell’incontro venerdì scorso, a Milano in SIPRe. A discutere il libro di Michele Minolli eravamo stati invitati Michele di Francesco ed io. Non conoscevo di persona Michele (DF), tra i più noti filosofi italiani che si occupano della mente, di cui avevo solo letto “l’Io e i suoi sè”, libro non facile ma molto interessante. Oltre che pensatore raffinato e colto si è rivelato persona disponibile, attenta e aperta al dialogo.

Lui ha centrato la sua riflessione sull’unitarietà dell’Io-Soggetto, tema attuale e difficile. Io ho cercato di mettere a fuoco il tema della sofferenza, e di quanto sia importante, alla luce delle ricerche sul soggetto sia in campo sia scientifico che filosofico, una sua riconcettualizzazione, proprio a partire dalle intuizioni di Michele (Minolli), ricollocandola tutta sul registro soggettivo.

Proverò in un prossimo post a tracciare i punti essenziali di questa linea di pensiero.

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Je suis Charlie, ma…

La mia adesione a “Charlie” di qualche post fa ha suscitato alcune perplessità e domande, innescando interessanti discussioni. Sto con Charlie ma.. è stata la posizione che ho incontrato più spesso. …Ma pure loro non dovrebbero offendere.. la libertà non è dire ciò che si vuole..

No. la libertà di espressione è o non è.

di seguito posto il collegamento ad un’utile lettura per chiunque ha ancora dubbi attorno a quel “Ma”.

che naturalmente non riguarda solo quegli eventi, ma il modo di stare, di mettersi davanti alle cose (e agli altri).

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2015-02-15/una-liberta-che-non-fa-danno-081435.shtml?uuid=ABrG79uC

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Ancora un libro

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Conosco Gianpaolo. è un pensatore sottile, profondo. Da anni è impegnato nella titanica impresa di ri-fondazione della psicoanalisi su basi attuali, solide. E con ironia e acume mette in crisi le impostazioni teoriche su cui molti poggiano, invitandoli a pensare e a chiedersi perchè fanno ciò che fanno.

E’ uscito il suo libro. MI piace. non sono d’accordo su alcuni punti, ma è di certo un formidabile aiuto a riflettere. Non costa poco, ma vale la spesa.

Per farsi un’idea leggere qui:

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2015-02-07/-la-mente-corpo-volume-gian-paolo-scano-un-indagine-presente-e-futuro-psicoanalisi-175134.shtml?uuid=AB3FrBrC

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Nuovo libro

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Michele Minolli è stato il mio maestro, e oggi sono fiero di collaborare con lui a diversi progetti, dalla partecipazione alla Commissione Scientifica in SIPRe al lavoro sulla sua teoria del duale (ne scriverò in seguito).

è un genio, sa guardare dove altri non sapevano, e un temerario, non ha paura di dire che il re è nudo, che non è poca cosa nel nostro ambiente, a volte un po’ rigidino e che non prende benissimo le critiche. spesso un suo sguardo mi ha spiazzato, tolto il terreno sicuro dove pensavo di poggiare i piedi. e ogni volta, anche se un po’ ammaccato, rialzandomi ho scoperto di avere fatto un passo in più.

Racconto qui solo un aneddoto, che credo dica di lui parecchio: recentemente un neolaureato in psicologia che voleva informazioni sulla SIPRe (la Società psicoanalitica cui appartengo ndr) gli ha chiesto quali fossero i nostri riferimenti. “La tua testa”, gli ha risposto.

Oggi ho ricevuto la copia del suo libro, di cui sono fiero di avere fatto parte del gruppo che ha lavorato alla sua revisione. è stata una faticaccia perchè non sa scrivere, e nonostante tutto il nostro impegno non è di facile lettura. ma le idee che contiene sono importanti, differenti, aprono a scenari di comprensione dell’umano e del suo soffrire inediti e carichi di speranza anche per chi non ha avuto una madre sufficientemente buona (mi si passi la battuta, tutta per Umberto, si veda un paio di post fa…)

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Cambiare occhiali

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non è facile, anche perchè ci si era abituati a quelli vecchi, che davano una dimensione del mondo conosciuta e stabile. Il rischio però è di confondersi, scambiando quello che si vede con quegli occhiali per il mondo in sè (e non lo dico da costruttivista radicale, anzi..).

Mi ricollego al post precedente, quel “Io sono” che deve precedere l'”amo te”.

il panel merita la lettura, e magari qualche esperimento personale. All’interno, tra diverse altre installazioni, c’era un video che durava diverse ore: migliaia di volti sempre differenti, ognuno che sfumava nell’altro dopo aver detto “I love you”  in lingua cantonese (una cosa del tipo “Oh Oi Lei) guardando dritto nella videocamera. una foto è qui sotto, per rendere l’idea, il video va immaginato. come ogni opera d’arte degna di questo nome apre varchi, dove guardare un po’ più in là.

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Caro Galimberti

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ti scrivo…

ho letto la tua introduzione a “Il Cervello Anarchico”di Enzo Soresi (UTET edizioni).

Di certo è sempre interessante sentire cosa hai da dire, anche quando non sono d’accordo. E di questo ti ringrazio, perché è proprio quando non sono d’accordo  che ho l’occasione di mettere alla prova e rifinire le mie idee.

In questo caso non sono per niente d’accordo con quanto scrivi. Concentri la tua riflessione sulla dicotomia mente-corpo di cui il pensiero occidentale è così permeato, ma lo fai lasciandoti sedurre da un certo riduzionismo oggi imperante, e che anche le neuroscienze così di moda alimentano. aggiri la dicotomia praticamente eliminando la mente, affermando che noi siamo solo corpo, affermazione tanto facile da fare quanto impossibile da sostenere. Non si può così. Sarebbe come affermare che la musica in realtà non esiste, che quello che conta è solo l’impianto stereofonico che produce onde elettromagnetiche. No caro Umberto, la musica esiste e ha un potente effetto generatore sull’organismo che la ascolta (che come giustamente affermi non è una cosa). Ma un organismo è uno, in cui la mente, che nasce sì dal lavorio interconnesso del biologico sottostante senza il quale non esisterebbe, esiste e ha un ruolo attivo nella produzione della vita “tra”(l’organismo e il mondo).

Un organismo costantemente attivo e che genera i suoi significati sempre a partire da se stesso. Certamente esiste in relazione, e che l’amore gli è necessario ma permettimi su questo di dissentire profondamente dal tuo pensiero. Tu affermi testualmente: “noi sappiamo da Freud che si vive fintanto che qualcuno ci ama.. i vecchi muoiono perché non li si accarezza più..). sostieni che Io esisto solo se amato, ovvero io sono definito dall’ambiente: la madre sufficientemente buona di winnicottiana memoria in fondo, che mi pare il pilastro di ogni tuo scritto. No caro Galimberti. Tu dici che si dovrebbe fare a meno della psichiatria, della psicologia, della psicoanalisi, io invece credo sia ora di smetterla con quella psicologia, e di iniziare a pensare ad un soggetto attivo, che si definisce a partire da sé, e che per poter dire “ti amo”possa (e debba) prima dire “io” (e non è ovviamente solo una questione amorosa ma di rapporto col mondo).

In altre parole: tu dici “io esisto in quanto amato”, io dico “io sono” e poi – e solo poi – posso dire “amo te”. Questa psicologia e psicoanalisi ci è quantomai necessaria, soprattutto in tempi come questi, in cui la delega sembra essere il nord di ogni scelta.

Quanto al resto del libro, che dire.. Interessante, senza dubbio. Soresi è persona colta e scrive benissimo. Ma resta tuttavia l’impressione che gran parte delle neuroscienze scivolino in un pensiero riduzionista, siano autoreferenziali e generalmente sopravvalutate. metto lì una previsione: il suffisso neuro.- così presente nelle librerie e negli articoli delle riviste, tra qualche anno tornerà là da dove è venuto e dove è il suo posto, ovvero nei libri e nelle riviste specializzate, dedicato esclusivamente ad un pubblico di addetti ai lavori.

Ma accetto, naturalmente, smentite da chiunque non è d’accordo.

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L’esperienza della sofferenza

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Sono molti, sopratutto di questi tempi, che si occupano di felicità.

Molti di meno si avventurano nell’esplorare la sofferenza, tema che, anche tra i miei colleghi, viene troppo spesso dato per scontato, considerando il dolore come qualcosa che l’individuo subisce e non come qualcosa che viene invece attivamente prodotto dall’interno, di cui chiedersi cos’è e che funzione ha nell’equilibrio più generale del sistema (che l’uomo tenda alla felicità mi pare uno dei falsi storici più pericolosi mai prodotti dal genere umano..).

Salvatore Natoli è tra quelli che ci si sono avventurati. Pur se anche lui parte dall’idea del dolore subìto – che non condivido – il suo libro merita sicuramente la lettura (anche se non facile).

Per farsene un’idea si può guardare anche questa intervista:

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Omaggio a Thoreau..

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sempre sul registro della ribellione. l’ho trovata in un libro di fumetti. perfetta.

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Poi ho deciso di entrarci…

Epifanio

… perchè bisogna capire nella vita. Bisogna capire nella vita (e capisci solo se ci entri).

ritrovato, dopo tanto tempo. dedicato a chi lo ha già visto e se l’era dimenticato. e a chi non l’ha mai visto, perchè lo guardi. da vedere. e rivedere. 

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Continuo la ricerca

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Sempre sulla Ribellione

non conoscevo il breve testo di Ernst Junger, che merita il pomeriggio speso a leggerlo, nonostante un po’ di polvere sopra dovuta al tempo, e porta la Ribellione al cuore della ricerca dell’identità. cito di seguito solo un passaggio:

“Chiamiamo Ribelle chi nel corso degli eventi si è ritrovato isolato, senza patria, per vedersi infine consegnato all’annientamento. Ma questo potrebbe essere il destino di molti, forse di tutti – perciò dobbiamo aggiungere qualcosa alla definizione: il Ribelle è deciso a opporre resistenza, il suo intento è dare battaglia, sia pure disperata.Ribelle è dunque colui che ha un profondo, nativo rapporto con la libertà, il che si esprime, oggi, nell’intenzione di contrapporsi all’automatismo e nel rifiuto di trarne la conseguenza etica, che è il fatalismo”.

da leggere e ri-leggere.

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